lunedì 12 marzo 2018

Storie con morale a scuola

Dopo un tempo quasi teatrale il giovane dalla chioma vermiglia, portatrice di uno spettinamento ancora memore dell’impronta del cuscino, aveva raggiunto il proscenio scolastico e seppur con il foglio preda del tremore delle dita aveva letto con voce salda la storia di sé.
“Mi piacciono i tavoli, mi sono sempre piaciuti. Sulle pareti della mia camera non ci sono cantanti o calciatori ma solo poster di tavoli di tutte le forme e i materiali possibili, quattro gambe, tre, e perfino due, sfidando ogni vincolo gravitazionale.
Sono un musicista, ma non ho la chitarra, come mia sorella, che è brava, ma è stonata.
Suono la finestra e me la cavo assai. Se volete vi spiego: soprattutto quando piove, così ho un accompagnamento gratuito, appoggio gli avambracci al vetro e ticchetto quest’ultimo con i polpastrelli, avvalendomi di un innato senso del ritmo, senza falsa modestia. Se grandina scivolo sull’hard rock, ma solo laddove sia d’umore particolarmente nero.
Vado a letto ogni sera subito dopo cena e mi sveglio tutte le notti alle quattro in punto sin da quando avevo sei anni.
Sei appena compiuti.
Tre e cinquantotto, cinquantanove e... via, in piedi.

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