mercoledì 20 giugno 2018

Memoria dei diritti umani

C’era una volta la memoria.
Quella personale, ancor prima di quella collettiva.
Di chi dice o fa cosa, non per conto di chi o in nome di qualsivoglia governo.
C’era una volta, quindi, Nikki Haley, ambasciatrice USA alle Nazioni Unite.
C’era una volta, altresì, l’annuncio di quest’ultima che sancisce l’uscita degli Stati Uniti dal Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite (UNHRC).
C’era una volta, ancora, Nikki Haley, che giustifica la scelta del suo paese accusando il suddetto Consiglio di agire quale protettore di coloro che abusano dei diritti umani, ignorando le atrocità che hanno luogo altrove.
Di nuovo, perciò, c’era una volta Nikki Haley, ovvero un tempo Nimrata Nikki Randhawa,
figlia di una famiglia di immigrati indiani.
C’era una volta qualcuno che dovrebbe chiedere ai propri genitori cosa volesse dire arrivare in America da immigrati, per giunta con una carnagione tutt’altro che favorevole.
C’era una volta, di conseguenza, chi non può ignorare il razzismo e l’intolleranza di cui si sta macchiando l’amministrazione a cui risponde.
C’era una volta un indiano di nome Gandhi, che sui diritti umani avrebbe qualcosa di utile da aggiungere, e basterebbe ovviamente questo.
Ma aggiungiamo anche c’era una volta una donna che dovrebbe sapere quale considerazione e rispetto abbia il suo presidente e in genere il suo partito per il presunto sesso debole.
C’era una volta i diritti umani, infine.
E l’assenza totale di memoria, personale e quindi collettiva, di questi ultimi...

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